Fin da quando ero bambino mi è stato iniettato nella mente il ripieno dei tortelloni politically correct sulle “culture”, antiche e moderne, su cui i cattivoni occidentali hanno cercato di predominare dall’inizio dei tempi. Tutti questi popoli da noi dominati o su cui abbiamo tentato di dominare ora sono alla fame o in stato di forte sottosviluppo per causa nostra, a causa del predominio che abbiamo esercitato su di loro.
Già all’epoca dei tortelloni di cui sopra vedevo alla televisione, nei documentari di Folco Quilici e di altri, le donne africane girare con enormi contenitori sulla testa. Queste donne facevano chilometri a piedi per riempire d’acqua detti contenitori, poi, una volta ritornate al villaggio, versavano l’acqua in più capienti cisterne.
Il predominio che abbiamo esercitato ai danni di quelle popolazioni deve aver loro obnubilato la mente, pensavo nell’ingenuità di ragazzino, dacchè queste donne, se avessero un carretto, porterebbero più acqua e dovrebbero fare meno viaggi. “Ma lo sai cosa costa un carro? Se sei senza soldi perchè francesi/inglesi/olandesi/italiani/spagnoli/Trilli/Wendy e i puffi ti hanno portato via tutto come fai a comprare un carretto?” Giusto. E’ vero, se mi porti via tutto come faccio a comprare il carro?
Poi mi son fatto altre domande, mi son chiesto “ma se quelle signore ancor oggi vanno a prendere l’acqua a piedi, a maggior ragione ci andavano a piedi anche 2.000 anni fa”. Ma duemila anni or sono Plinio il Vecchio scriveva:
“Chi vorrà considerare con attenzione la distanza da cui l’acqua viene, i condotti che sono stati costruiti, i monti che sono stati perforati, le valli che sono state superate, dovrà riconoscere che nulla in tutto il mondo è mai esistito di più meraviglioso“
Ora noi sappiamo che i romani non raggiunsero l’Africa nera, non la dominarono mai, eppure venti secoli fa la donna romana poteva contare sugli acquedotti, oggi la donna africana va a piedi a riempire UN contenitore che porta SULLA TESTA. Meraviglioso!
I romani perforavano i monti, e superavano le valli per portare l’acqua a Roma e gli africani mandano le donne al fiume o al lago con un’anfora sulla testa. Tutte queste considerazioni mi fecero sorgere un dubbio sul carretto: duemila anni fa francesi/inglesi/olandesi/italiani/spagnoli/Trilli/Wendy e i puffi non dominavano l’Africa, quindi i soldi per i carri li dovrebbero aver avuti…sempre che ci fosse stato qualcuno a produrli e a metterli in vendita. Ma dubito che ci fosse; a Roma c’era, ma in Africa non c’era di sicuro.
Anche oggi, sebbene noi si abbia “spolpato l’Africa di tutto”, un piccolo carrettino per portare l’acqua si dovrebbe poter costruire, di legno, una cosetta semplice semplice….ma non c’è nemmeno oggi, come non c’era allora. Poi vedo la scritta S P Q R, Senatus Populus Que Romanus. Quando questo vessillo veniva portato su un territorio, o mostrato in pubblico durante una sfilata, il messaggio era chiaro: è il popolo romano, attraverso il senato, che qui è rappresentato. Il POPOLO!
Mi guardo allora intorno, ma non più con gli occhi del ragazzino oscurati dal ripieno dei tortelli politically correct, e non vedo carri, non vedo acquedotti e non vedo S P Q R nelle “culture” non occidentali che mi circondano. Forse allora, la donna africana che viaggia con l’anfora sulla testa, ha intorno a se uomini o non in grado di costruirle il carretto o talmente indolenti da non volerlo costruire e da schiavizzare lei per avere comunque l’acqua…