da Il Giornale
“…L’ultimo addio [a Loris D’Ambrosio]. D’intorno c’è chi denuncia lo strapotere dei magistrati e chi punta il dito contro quei giornali che, con le procure, hanno un filo diretto e pubblicano indiscriminatamente veline, avvisi di garanzie, intercettazioni e gossip. Tira una brutta aria, insomma. Come nel 1993 quando Raul Gardini si tolse la vita perché preoccupato per la possibile pubblicazione di certi verbali che lo tiravano in ballo. Da allora il sistema non è certo cambiato. I processi si fanno sui quotidiani, la reputazione delle persone vie distrutta a mezzo stampa. “Per D’Ambrosio, che sentiva profondamente la responsabilità di mantenere fermo e costante l’equilibrio tra i poteri dello Stato ed era abituato al riserbo ed alla discrezione – denuncia la Severino – era insopportabile il peso di vedersi addebitata l’accusa di avere, in qualche modo, mancato ai propri doveri, assolti sempre con proverbiale scrupolo e chiara lucidità”. Nelle parole del Guardasigilli c’è tutta l’amarezza di una sconfitta che ha radici profonde.”
I punti fermi della sinistra, i dogmi che vanno accettati se si vuol essere degni di quell’ideologia, sono sostanzialmente questi:
- sanità pubblica
- scuola pubblica
- pensione pubblica
- la magistratura è giusta
- il surriscaldamento globale
- noi abbiamo sempre ragione
- la nostra costituzione è perfetta
Il punto quattro forse verrà modificato, ora che i magistrati a guida politica hanno maldestramente pestato i piedi a King Giorgetto, loro capo supremo nonchè guida ideologica; ma sempre nel rispetto della sacrosanta regola che la destra e Berlusconi vanno attaccati costantemente.
È la stessa Severino, visibilmente commossa, a rivelare che nei giorni successivi alla pubblicazione delle telefonate con Mancino, D’Ambrosio aveva presentato le dimissioni al capo dello Stato che, però, le ha respinte. In un passaggio della sua orazione funebre la Severino denuncia i “danni” che reca alla giustizia e ai cittadini “la cultura del sospetto”. In chiesa le letture scelte per le esequie del consigliere giuridico sono tutte incentrate sui temi della giustizia. “Beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il regno dei cieli”, legge il Vangelo di Matteo il cappellano del Quirinale, don Franco Sartori.
Da quanto tempo denuncio che la giustizia italiana reca danni ai cittadini? Lo scopriamo solo quando vengono presi di mira gli amichetti di Napolitano?