
Una volta si parlava di effetto serra. Poi si preferì parlare di riscaldamento (o surriscaldamento) globale. Oggi si preferisce Cambiamenti climatici.
Cambiano i termini usati ma la teoria dominante è sempre quella: le attività umane stanno causando effetti sul clima che, in tempi più o meno brevi, porteranno al drastico cambiamento in peggio dell’ecosistema terrestre, quindi bisogna promuovere una serie di iniziative, anche drastiche, per cercare di porvi rimedio.
Ma perchè cambiare il lessico se la teoria di fondo rimane la stessa? Semplice marketing. Una tesi, per essere considerata valida e dare origine a tutte le iniziative del caso, deve essere accettata dalla maggiore quantità di abitanti della Terra possibile, la gente deve fare sua questa battaglia in maniera da indurre i propri governanti a prendere decisioni anche impopolari. Per fare questo c’è bisogno di slogan, frasi e concetti facili da capire, che non generino domande, dubbi o scarsa partecipazione, in grado di spiegare tanto al professore universitario quanto alla casalinga di Voghera tutto quello che succede riguardo al clima, in maniera semplice e facile da digerire.
Quindi effetto serra e CO2 sono concetti che fanno troppo poca presa su troppi soggetti. Riscaldamento globale vale quando effettivamente le temperature sono sensibilmente superiori alla media, ma quando si verificano temperature polari anche a latitudini non artiche (come sta succedendo in questi giorni in diverse zone degli USA) o quando le estati faticano a imporsi o sono piuttosto incerte (come capitato diverse volte in anni non troppo lontani), spesso e volentieri la gente comune si chiede: “ma non doveva fare un caldo bestia?”
Allora “cambiamenti climatici” che vuol dire tutto o nulla, mette tutti d’accordo. Fa caldo a gennaio? Cambiamenti climatici. L’estate è una merda? colpa dei cambiamenti climatici di origine antropica! E così via.
Cari amici, io non sono uno scienziato, né un climatologo, non sono particolarmente competente in materia, ma so che le parole sono importanti (come diceva Nanni Moretti), hanno un significato e un senso preciso, per cui quando si parla di cambiamento, in relazione a un determinato oggetto di studio-discussione, ci deve essere per forza un punto di partenza, una pietra di paragone per individuare, senza fallo, le effettive mutazioni in atto. Per cui quando si dice che il clima sta cambiando, il clima di oggi lo si paragona con quello di quale periodo? E per quanto tempo un clima deve rimanere il più possibile simile a sè stesso per decidere che non è in atto una mutazione?
Vedete, anche il clima, come tutto, del resto, risponde al classico rapporto causa-effetto, ma siccome gli elementi che lo costituiscono sono una quantità “sterminata”, è impossibile poterlo definire come qualcosa di immutabile. Al contrario il clima muta in continuazione, un anno non è mai uguale a quello precedente, al massimo possono esserci parecchi punti di similitudine tra un periodo e un altro, ma mai tutto davvero uguale e immutabile. Per cui nel dire che oggi il clima è cambiato, che cosa si prende per fare un paragone, quello di 50 anni fa? 100? Non si sa bene, anche perchè chi è che sa con precisione come era il clima 100 anni fa? Gli strumenti di rilevazione e di registrazione di 100 anni fa non consentono di avere oggi un quadro esaustivo di quanto oggi sia cambiato il clima rispetto all’epoca.
Un’altra considerazione terra terra: effettivamente, almeno fino a oggi, l’inverno qui in Italia è stato al massimo un autunno, con temperature massime generalmente mai al di sotto dei 10 gradi, spesso oltre i 15 anche al nord, mentre in Sicilia ci sono 25 gradi e si può addirittura fare il bagno come se fosse primavera inoltrata. Quindi tutti ad esclamare come questo rappresenti una grave anomalia.
In realtà facciamo due conti spiccioli: gran parte del suolo terrestre è compresa nella fascia intertropicale, quella cioè tra il tropico del cancro e il tropico del capricorno passando per l’equatore. Qui, sappiamo tutti, è sempre estate, nel senso che le temperature medie sono sempre alte, secondo i nostri canoni. Non fa mai freddo, mai o quasi mai temperature al di sotto dei 20 gradi. C’è poi una fascia temperata, nell’emisfero nord, che va dal tropico fino alla latitudine che comprende città come Atene, Cagliari, Los Angeles ecc. ecc. Qui l’estate si alterna a una specie di autunno, o primavera, quasi mai si assiste a un vero e proprio inverno, quello con la neve, le gelate e le temperature prossime allo zero.
Scriveva un autore greco, Petros Markaris, a proposto del clima di Atene, che nella capitale greca splende il sole per 300 giorni all’anno, e pure in pieno inverno spesso si può andare in giro in maniche di camicia. Questo per dire che in questa ulteriore fascia, possiamo dire che le temperature, in media, vertono verso il caldo piuttosto che verso il freddo, anche a gennaio.
Se calcoliamo che quando nell’emisfero settentrionale è inverno in quello meridionale è estate, ci rendiamo conto che in questo momento, a gennaio, i 3/4 del globo terrestre sono sottoposti a temperature “calde” piuttosto che fredde. In teoria il rimanente quarto dovrebbe essere anch’esso calduccio, non freddino, visto che il caldo è decisamente preponderante sulla Terra. Il freddo dovrebbe essere l’eccezione in questo periodo, non la normalità. Facciamo un esempio: se in una casa, i 3/4 degli ambienti domestici sono riscaldati dai caloriferi e il resto, per esempio il corridoio, non ha termosifoni, succede che certamente in corridoio ci sarà una temperatura più bassa rispetto a tutti gli altri ambienti, ma non al punto di dire che fa freddo, perchè il calore si diffonde dagli altri ambienti fino a quello non riscaldato.
E allora perchè in inverno prevale il freddo? A parte la minore insolazione e la minore incidenza dei raggi solari, quello che determina il freddo in inverno anche a latitudini abbastanza distanti dal polo, è la circolazione dell’aria. L’aria artica, per motivi vari tra cui l’effetto Coriolis, tende a scendere verso latitudini più meridionali, raffreddando un’area che di per sè, per quello che ho scritto prima, non è propriamente “calda”. Se per uno strano caso, le masse d’aria artiche si bloccassero, sono convinto che anche a più alte latitudini la temperatura sarebbe più vicina ai 20 gradi che allo zero.
Ma allora perchè in questo momento, come succede da alcuni anni, l’inverno non è (ancora) freddo? Perchè evidentemente la circolazione dell’aria vede le masse artiche trattenute ad alte latitudini da qualche cosa. In questo quadro, le masse di aria più calda, che come detto, sono quantitativamente più “massicce”, hanno buon gioco e sconfinano più a nord, innalzando la media delle temperature, soprattutto le massime.
Da cosa è dovuta questa “diversa” circolazione dell’aria? Dall’uomo, dal sole, dall’asse terrestre, o da qualche altro fenomeno che non conosciamo bene? Nessuno lo sa per davvero, però, se devi vendere l’auto elettrica, devi dire che le auto a motore a scoppio, brutto, sporco e cattivo, determinano un aumento dei gas serra, che innescano il surriscaldamento globale, che causa i cambiamenti climatici, che morsero il gatto, che mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.