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L’economista

Luca Ricolfi è un ossimoro. Uomo di sinistra, è capace di vedere i difetti della sinistra, a cominciare dall’essere presuntuosa e antipatica. Vede i guasti del collettivismo e riconosce la necessità di una buona dose di liberalismo. È antiberlusconiano ma non per questo dell’antiberlusconismo fa una religione. Insomma dovrebbe essere espulso dal partito di Rosy Bindi e di Dario Franceschini. Non si capisce perché non l’abbiano ancora fatto.

Il Professore è una persona ragionevole e nel pregevole articolo di oggilo dimostra. Purtroppo apre con un errore logico. È infatti indignato perché Berlusconi, a chi gli rinfaccia di non avere mantenuto nessuna promessa, osa rispondere che invece ha mantenuto tutti gli impegni. Tanto che tenta di leggere elenchi di progetti e di realizzazioni. Per Ricolfi l’intervistatore dovrebbe innanzi tutto ridergli in faccia, poi contestargli questo e quello, fino a distruggerlo, come farebbe un giornalista anglosassone.

Tutti abbiamo diritto ai nostri scatti d’umore. Infatti Ricolfi – che, come detto, è un uomo ragionevole – confessa che questo è uno “sfogo”. Dunque un po’ ammette di avere esagerato. Purtroppo è più grave di così. Infatti non si accorge che in queste occasioni non si tratta dello scontro fra verità e bugia, ma dello scontro fra due bugie: ecco l’errore logico. Se Berlusconi afferma di avere mantenuto tutte le promesse, mente. Ma se gli altri lo accusano di non averne mantenuta nessuna, mentono anche loro. Berlusconi in fondo applica il principio: “a brigante brigante e mezzo”. Ricolfi farebbe bene a calmarsi e a raccomandare di non dire mai, a Berlusconi, che non ha mantenuto nessun impegno. Bisognerebbe invece chiedergli: “Perché non ha mantenuto questa particolare promessa? Perché non ha mantenuto quest’altra?” Perché ad un eccesso demagogico di accusa si risponde con un eccesso demagogico di difesa. Tanto che l’unica soluzione, per le persone ragionevoli, è quella di non ascoltare più i dibattiti televisivi.

Ma molto più interessante è il fatto che secondo Ricolfi l’Italia avrebbe avuto bisogno proprio di quelle riforme che Berlusconi non ha realizzato. E ciò viene detto con parole tanto stupefacenti che, pensando che provengono da un uomo di sinistra, e sono pubblicate su un giornale come “La Stampa”, è necessario riferirle con puntuali citazioni.

Ricolfi trova alcune proposte del centrodestra “sensate ed apprezzabili (ad esempio l’idea di azzerare per 3-5 anni tutte le tasse sui giovani neoassunti”. Soprattutto pensa che “la ‘rivoluzione liberale’ più volte promessa e mai realizzata dal centro-destra sia tuttora una delle poche idee buone in circolazione ma che, sfortunatamente, non vi sia oggi alcuna grande forza politica che la incarni credibilmente”; “la vera critica che si deve fare a Berlusconi non è quella di avere determinate idee, ma di averle tradite”. L’eventuale uscita di Berlusconi dalla scena politica non produrrà affatto la fine dei grandi problemi del Paese. Questa è “una credenza che un anno di governo dei tecnici avrebbe già dovuto spazzar via da un pezzo”. Ricolfi è preoccupato dalla “credenza che i mali dell’Italia vengano tutti dalla medesima parte politica, e che l’enorme espansione della spesa pubblica e del debito non siano anche il prodotto delle politiche progressiste”. Anche se sarebbe stato più chiaro scrivendo: “negando che l’enorme espansione della spesa pubblica e del debito siano anche il prodotto delle politiche progressiste”. Insomma il ritorno al potere della sinistra non risolverà i problemi. “Con Berlusconi esce di scena anche l’idea migliore che, sia pure timidamente, la cultura di destra aveva fatto propria in questi anni, quella di una rivoluzione liberale che riducesse l’invadenza dello Stato e trasformasse gli italiani, finalmente, da sudditi a cittadini”. No, forse non basterebbe espellerlo dal Pd, Ricolfi: bisognerebbe crocifiggerlo.

E tuttavia anche in questi coraggiosi riconoscimenti si nasconde un errore: credere che Berlusconi avrebbe potuto mantenere le promesse. Non solo egli non era un dittatore, ma anche se lo fosse stato non sarebbe riuscito. Mussolini riuscì forse a trasformare gli italiani in un popolo di sportivi e di guerrieri? L’Italia non è un Paese liberale perché non vuole esserlo. Diversamente non sarebbe stata dominata per molti decenni dalla Dc e dal Pci.

Fa piacere sapere che le idee di Ricolfi non sono lontane da quelle di Berlusconi e collimano con quelle di alcune migliaia di persone fra cui il sottoscritto. Ma quanto pesano, di fronte ai milioni e milioni di italiani, di destra come di sinistra, che malgrado mille esperienze si aspettano la salvezza dallo Stato?

Gianni Pardo