Nel 1826 sull’onda delle nuove scoperte nella termodinamica e per far fronte alla necessità di prevedere l’evolversi delle situazioni meteorologiche, vennero organizzate le prime stazioni per il monitoraggio della temperatura della superficie terrestre e marina. Queste stazioni vennero aperte negli Stati Uniti, per la maggior parte, e in Inghilterra. Quei primi scienziati costruirono le loro stazioni in aperta campagna, lontano dai centri abitati, questo per prevenire lettura falsate dal maggior calore che, si presupponeva, i centri urbani presentassero rispetto alle zone rurali. Quei primi scienziati avevano visto giusto, oggi lo sappiamo con certezza: i centri abitati sono mediamente più caldi delle campagne e possono falsare le letture termometriche, questi luoghi, anche non necessariamente centri abitati, sono detti ISOLE DI CALORE. Il problema è che con lo sviluppo urbano queste stazioni sono state raggiunte e inglobate nei centri urbani vanificando lo scopo per cui erano state costruite in campagna e, di conseguenza, le letture termometriche risultano falsate. Per ovviare a questo problema si sono spostate, dove possibile, le stazioni di rilevamento, per quelle che non è stato possibile spostare sono stati definiti algoritmi che compensano la maggior temperatura misurata rispetto a quella reale, per cui, per queste stazioni, non abbiamo una misura reale ma una STIMA della misurazione. Ci si è poi resi conto che le isole di calore possono anche essere naturali, estendendo così l’algoritmo di interpolazione a molte di quelle stazioni di rilevamento che non operano nei centri urbani; le misurazioni di queste stazioni meteorologiche sono state definite “anomale”, intendendo con questo termine distinguere le misurazioni pure da quelle spurie risultanti dall’utilizzo dell’algoritmo di compensazione. Il grafico riportato nell’articolo precedente è stato ottenuto interpolando i dati con la compensazione analitica, mentre quello pubblicato di seguito è stato ottenuto senza tale correzione:
Come si vede l’andamento del grafico cambia notevolmente. Vediamo un primo tratto, che grossomodo arriva fino al 1920, in cui la temperatura è mediamente costante e inferiore a quelle che consideriamo attualmente le medie corrette, poi prende a salire quasi costantemente. Questo è il tipo di grafico in genere presentato dalle lobby verdi per dimostrare come la temperatura del globo stia salendo vertiginosamente a causa dell’attività umana. Dicono i verdi, a riprova di quanto asseriscono, che la linea rossa riferita all’emisfero nord cresce con maggior velocità per via del maggior sviluppo industriale rispetto all’emisfero sud, quindi l’attività umana è direttamente responsabile del surriscaldamento del pianeta. Dell’altro grafico, quello delle anomalie, nessun accenno. Vediamolo allora il grafico delle anomalie:
Il grafico considera solo gli Stati Uniti in quanto il resto del mondo non si era attrezzato per questi rilevamenti ma, per quel che voglio dimostrare, ovvero la non dipendenza dell’attività umana sull’aumento della temperatura, va bene lo stesso, anzi, meglio ancora, essendo negli USA concentrata la maggior parte dell’attività umana a cui i verdi imputano il surriscaldamento. Come vediamo esiste effettivamente un generalizzato aumento delle temperature, ma molto meno marcato e decisamente più lineare, addirittura dopo l’anno 2000 tende a decrescere. I verdi mistificano dunque: con la correzione delle misura falsate dalle isole di calore si vede chiaramente che l’andamento delle temperature è molto diverso, correzione che le lobby verdi intenzionalmente e quindi colpevolmente omettono. Ma c’è di più: anche senza tener conto delle correzioni analitiche si può dimostrare come l’aumento delle temperature sia disgiunto dall’attività umana. E’ quello che vedremo nel prossimo articolo.
Fonti:
GISS Goddard Institute for Spaces Studies
CRU Climatic Research Unit East Anglia