Dal Corsera del 6 aprile 2012 riporto questo articolo a firma Marta Serafini.
Biciclette contromano in città ,
un provvedimento che non convince tutti
Parecchi i dubbi. “Il provvedimento mette a rischio proprio i ciclisti”. Ma per le associazioni: “E’ solo un primo passo”
MILANO – Continua a far discutere il via libera del ministero dei Trasporti ai ciclisti contromano nelle strade larghe almeno 4,25 metri, in zone con limite di 30 km/h, nelle zone a traffico limitato e in assenza di traffico pesante.
«CHI RISPETTA I 30 KM/H?» – Se il provvedimento ci equipara al resto d’Europa e implica una nuova segnaletica verticale che segnali il doppio senso di percorribilità, il 71.7 per cento dei lettori di Corriere.it rimane perplesso. E i dubbi più forti sembrano essere naturalmente quelli degli automobilisti. «Quando si parla di idee simili bisogna essere realistici – sottolinea Angelo Sticchi Damiani presidente dell’Aci -, prima di tutto perché difficilmente i conducenti delle auto stanno davvero attenti alla segnaletica, poi perché il limite dei 30 chilometri orari non viene sempre rispettato». Morale, introducendo il permesso per le due ruote di andare contromano «si mettono i pericolo proprio quei ciclisti che si vogliono favorire e che sono tra le categorie più deboli sulle strade. Meglio allora concentrarsi sulle piste ciclabili». Da non trascurare poi la vulnerabilità dei pedoni «che in molti casi non sono abituati a guardare da entrambi i lati prima di attraversare e che rischiano così di essere travolti», conclude Sticchi Damiani.
SOLO UN PRIMO PASSO – Di diverso parere è invece Giordano Biserni, presidente Asaps (Associazione sostenitori amici polizia stradale). «Si rassegnino gli automobilisti: il futuro sono le due ruote, meglio dunque iniziare ad adattare gli spazi in funzione delle biciclette». Ma non solo. Per Biserni «i ciclisti vanno incentivati perché non inquinano, non consumano e non fanno rumore». Ovviamente d’accordo con questa linea è anche Ciclobby. «In Italia manca una cultura della mobilità sostenibile – sostiene il presidente Eugenio Galli – ecco perché facciamo così fatica ad accettare una norma che non solo è applicata in tutta Europa ma che migliora la sicurezza stradale di tutti». Secondo Galli, infatti, se ciclisti e automobilisti si tengono reciprocamente d’occhio nei due sensi di marcia «è meglio per tutti. Inoltre permettere alle due ruote di andare contromano significa dimezzare i tempi di percorrenza e diminuire il numero di auto sulle strade». Non solo ciclabili, dunque, difficili e costose da realizzare. E anche qualcosa di più. Secondo Enrico Chiarini, coordinatore dell’area tecnica della Fiab che ha promosso il provvedimento del ministero. «Questo è solo un primo passo. L’obiettivo è arrivare a parlare di doppi sensi, non di percorsi “contromano” , formula che conserva un’accezione negativa.
Ma come domando: non c’è l’euro 3? L’euro 4 e anche l’euro 5? Tutti dispositivi che diminuiscono di molto l’inquinamento delle automobili, tutti dispositivi che rendono l’aria più pulita, le città più vivibili. Allora ancora domando: Caro Biserni c’è dunque ancora l’esigenza di incentivare le biciclette perchè “non inquinano, non consumano e non fanno rumore”, anche mettendo a rischio l’incolumità dei ciclisti stessi in nome della lotta all’inquinamento? Che succede Biserni, forse il secondo principio è ineludibile e a tot energia utilizzata corrisponde, a seconda del potere calorifico inferiore del combustibile, tot inquinamento? Biserni, limitati ad essere amico della polizia stradale e lascia perdere i rimedi della nonna o gli euro 10 100 1000: l’inquinamento automobilistico si riduce con un sistema di viabilità che riduca il più possibile i fermi macchina (semafori, precedenze, ecc.), si riduce con l’educazione civica da inculcare dalla prima elementare, si riduce con altri ancora provvedimenti che i nostri governanti a livello locale e nazionale ben conosceranno, dato l’elevato stipendio percepito.