Pubblico un articolo tratto da “Il Fatto Quotidiano” a firma Marco Travaglio. I motivi di questa scelta da parte mia, che non sono certo un fan della “voce delle procure” sono dettati dal fatto che Travaglio, piaccia o non piaccia, è un personaggio dell’ informazione che non lascia indifferenti e che quindi è sempre uno stimolo per eventuali commenti, sia pro che contro; e poi vogliamo che questo blog presenti notizie da commentare che siano dal punto di vista politico a 360° e quindi in grado di stimolare l’interesse di un pubblico il più variegato possibile. Buona lettura
In articulo Montis di Marco Travaglio
Il 18 dicembre, fra un pianto e l’altro, la ministra Fornero disse al Corriere che “l’articolo 18 non è un totem” (voleva dire tabù). Poi, dinanzi alle polemiche, fece retromarcia a Porta a Porta: “Non avevo e non ho oggi in mente nulla che riguardi in modo particolare l’articolo 18. Sono stata ingenua, i giornalisti sono bravissimi a tendere trappole. Vogliamo lasciarlo stare questo articolo 18? Io sono pronta a dire che neanche lo conosco, non l’ho mai visto”. L’8 gennaio Monti smentì la retromarcia: “Niente va considerato un tabù. In questo senso il ministro Fornero ha citato l’articolo 18”. Il 30 gennaio la Fornero, in tournèe a Otto e mezzo, fece un passo avanti quasi indietro: “L’articolo 18 non è preminente, ma non deve essere un tabù e si può discutere”. E il 2 febbraio propose di sostituire il reintegro dei licenziati senza giusta causa con un indennizzo e minacciò di procedere anche contro i sindacati. Ora Monti comunica che l’articolo 18 – quello che andava “lasciato stare” e non era “preminente” – blocca addirittura gli investimenti.
Giovedì a Servizio Pubblico un cassintegrato di Pomigliano ha rivelato che, su 1300 cassintegrati riassunti, nessuno è della Fiom. Poi Santoro ha trasmesso un filmato che mostra il “gestore operativo” della Fiat di Melfi mentre minaccia mafiosamente di morte un operaio: “Ti brucio vivo, ti stacco la testa e la metto in piazza … sai di che famiglia sono?”. La Fiat ha detto o fatto qualcosa? Niente. E il governo? Niente. Sta’ a vedere che pure le minacce mafiose agli operai e le discriminazioni politiche in fabbrica sono colpa dell’articolo 18.
Il Fatto Quotidiano, 5 Febbraio 2012