Anche Roberto Saviano sbaglia. Ad affermarlo, con tanto di prove, è Il Giornale che lancia la polemica con il titolo “Lo scivolone di Saviano: spara sull’uomo sbagliato”.
L’articolo di Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo spiega i fatti: nel settembre 2003 Roberto Saviano aveva pubblicato un articolo sul settimanale (non più in edicola) Diario. Nel pezzo Saviano racconta alcune storie sui rapporti tra politica e camorra in Campania, tra i nomi citati quello di Giorgio Magliocca, sindaco di Pignataro Maggiore (Caserta).
Magliocca è poi stato indagato, il pm aveva chiesto sette anni e mezzo di carcere. L’ordinanza di custodia cautelare lo descriveva “asservito al clan camorristico locale, un sodalizio criminale agguerritissimo, protagonista di delitti efferati, la cui pericolosità resiste agli interventi giudiziari e grazie al quale il Magliocca ha potuto vincere ripetute competizioni elettorali”. Ma tutto si è rivelato falso, il giudice ha sancito la piena innocenza del sindaco che in carcere c’è dovuto rimanere per 11 mesi.
Il Giornale commenta così l’articolo scritto nel 2003 da Saviano: “Uno sprezzante articolo in cui gli contestava gli stessi inesistenti reati che gli sono costati la galera, scrivendo addirittura che il padrino di Pignataro lo aveva redarguito, davanti a tutti, perché era venuto meno agli impegni presi”.
Il quotidiano diretto da Sallusti pubblica la lettera di scuse scritta dallo stesso Saviano a Magliocca: “Le informazioni che ho pubblicato mi erano state fornite da fonti locali attendibili […] Non ho avuto modo, per i tempi stretti imposti dalle esigenze editoriali e per l’impossibilità di accedere ad altre fonti, di verificare la veridicità di quanto mi era stato riferito e non avevo ragione per dubitare della buona fede di chi mi aveva fornito quella informazione”.
La lettera di Saviano prosegue con l’ammissione dell'”errore in cui sono stato indotto” e la richiesta di conciliazione: “Le esprimo sin d’ora la mia disponibilità a prendere parte a un incontro sulla criminalità organizzata in Campania, da Lei organizzato, con la sola irretrattabile condizione che sul palco ci siano soltanto giornalisti. Sono certo che questa mia costituisca la migliore prova della mia buona fede e, nel contempo, valido strumento di conciliazione”.
A commentare la faccenda, sempre sul Giornale, è Vittorio Feltri: “Anche i Fenomeni sbagliano e devono pagare o almeno rettificare, conciliare, chiedere scusa […] Queste nostre note servono solo, o speriamo servano, a convincere il «camorrologo» più famoso della penisola che non basta il successo a garantire l’infallibilità”.
Poi ecco la stoccata di Feltri a Saviano: “Quando si tratta di certe materie, partendo dal pregiudizio che i delinquenti siano una folla, il rischio di confondere il grano con la pula è assai alto. Se ciò accade, si alimenta quella che Saviano e i suoi amici e sodali definiscono la macchina del fango. La stessa macchina di cui loro attribuiscono a noi l’invenzione e la guida. No, caro Roberto, non abbiamo il monopolio del fango. Qualche schizzo è roba tua, nonostante tu vada spesso in tivù a dire il contrario”.
da Excite