Economia

Ancora retorica

Dal Fatto Quotidiano Vittorio Malagutti ci regala questo bell’articolo che tesse le lodi e le capacità della Volkswagen. Ne riporto solo una parte, il resto è disponibile su  http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/18/volkswagen-utili-e-lavoro-altro-che-marchionne/198251/ , a chi interessasse. 

Viaggio nel cuore della Volkswagen, la fabbrica di auto che vende auto

Reportage da Wolfsburg, Germania del Nord, ultima factory town d’Europa. Diversamente dal modello autoritario Fiat, che precipita sui mercati e taglia i posti di lavoro, nel colosso tedesco i manager e gli operai decidono insieme e l’azienda vola

Ciminiere all’orizzonte: quattro, altissime. Le scorgi da lontano, chilometri prima di entrare in città. Comincia da lì il passato che non se ne vuole andare. Catena di montaggio, fabbrica, operai. Un esercito di tute blu: quasi 20 mila. Fine del turno del mattino, eccoli. Escono a migliaia dai cancelli dello stabilimento. Una scena ormai neppure immaginabile dalle nostre parti. Questa è Wolfsburg, Germania del Nord, l’ultima factory town d’Europa. Una città con il marchio Volkswagen, la multinazionale dell’auto più efficiente del mondo, un gigante che l’anno scorso ha macinato ricavi per 159 miliardi di euro, quasi tre volte Fiat-Chrysler, con profitti per 15, 8 miliardi, più che raddoppiati rispetto al 2010. Il cuore e il cervello di questa macchina da soldi, stanno nella cittadina di 120 mila abitanti in Bassa Sassonia dove Hitler nel 1938 decise di costruire il primo nucleo dell’industria automobilistica di Stato. Dalla immensa fabbrica di Wolfsburg escono 800 mila auto all’anno, circa 100 mila più di quanto produce in totale la Fiat nei suoi cinque impianti italiani.
Retoricamente l’articolista è ben attento a non analizzare i fatti che descrive, non si chiede come mai la produttività FIAT sia inferiore a quella Volkswagen e men che meno si chiede perchè la produttività FIAT sia inferiore anche a quella della Chrysler che pure è guidata da Marchionne. Non dice l’articolista che l’art.18 in Germania non c’è, non dice l’articolista che la Camusso stà rifiutando la riforma del mercato del lavoro sul modello tedesco, quel modello che ha prodotto i risultati di cui l’articolista stesso tesse le lodi. C’è anche una intervista ad un sindacalista italiano che lavora da trent’anni in Germania che serve a salvare la faccia alla retorica stalinista del signor Malagutti:
 
 “Difficile fare confronti con l’Italia”, dice Franco Garippo, sindacalista a Wolfsburg da quasi 30 anni. “Ormai per noi la cogestione è diventato un modo di pensare, più che un modello organizzativo”.
Per questo, conclude Garippo, è “inutile immaginare trapianti parziali o totali del sistema tedesco nella realtà italiana”. Resta un fatto, difficile da smentire. Il modello Volkswagen, quello basato sulla mediazione continua, ha dato fin qui ottimi risultati…
Certamente, è “difficile fare confronti”, è “inutile immaginare trapianti parziali o totali del sistema tedesco nella realtà italiana”, è meglio la contrapposizione  ideologica e la salvaguardia delle baronie che la Camusso oppone al governo Monti.